La nostra storia: la Contrada di San Martino

Il quadrato della Contrada di san Martino

Città poliedrica, Padova possiede più centri: religiosi, scientifici, amministrativi, artistici ed archeologici. Tuttavia uno, simboleggiato da un piccola chiesa scomparsa da due secoli, condensa in poco spazio più anime, che fin dalle origini stanno in relazione, armonica e conflittuale ad un tempo.

Quello spazio breve è noto come Contra’ di san Martin.

Il nome viene dall’antica chiesetta medioevale dedicata a San Martino di Tours, di cui rimangono le fondamenta, oggi sottostanti l’edificio del Municipio cittadino. Invisibile ad occhi umani, ma ben presente nelle fondamenta della città, la chiesetta fu dapprima adibita a sepoltura, dei nobili Papafava de Carrara ad esempio; poi servì per l’inumazione dei cadaveri utilizzati dallo Studio patavino, in specie per le esigenze del Teatro anatomico del Bo, situato proprio davanti.

Attorno cresceranno edifici che, nella città, sovrastano tutti gli altri per importanza e funzioni: il palazzo della potestas cittadina, i palazzi dei Consigli, l’edificio imponente della "Ragione", il quartiere ebraico, il vescovado. E il più grande, l’albergo l’Hospitium Bovis, che nel Cinquecento diventerà semplicemente il Bo (secondo un'antonomasia che perdura a tutt'oggi anche nelle ricerche sul web con la chiave "il Bo Padova") e sarà sede di una Università tra le più prestigiose in Italia ed Europa.

La foto a destra
Bellucco, F. (1776). Prospetto dell’Universita’ di Padova detta volgarmente il Bo. Civica RIP.XXI.1892. Su gentile concessione del Comune di Padova - Assessorato alla Cultura

Il Quadrato è anche un terminale dell’interscambio commerciale e della produzione manifatturiera. Quella che oggi è Riviera dei ponti romani, era il porto fluviale, perno di un complesso sistema di vie d’acqua, naturali ed artificiali, che connetteva Padova a Venezia, Chioggia, il sistema pedemontano. Questa zona, di conseguenza, era anche il cuore delle corporazioni cittadine: laboratori della lavorazione della lana e della seta, oreficerie, fondachi e farmacie si susseguono e fin dalle prime luci dell’alba una folla di marinai, facchini, garzoni mette in moto l’interscambio delle merci giunte dall’entroterra e quelle provenienti dal mare.

Chi tiene una apotheca, gestisce un magazzino con gli elementi base e una certa gamma di prodotti, ma in origine non ha la capacità trasformativa che compete invece alle spezierie.

Gli spezieri ruotano, si spostano, cambiano, se non altro perché il luogo in cui si formano (che è sempre e solo una spezieria) non coincide con la proprietà personale, salvo in caso di successione. La dislocazione di alcune di loro tuttavia è nota fin dal Trecento e, nello stesso periodo, un nutrito gruppo di spezierie si colloca in maniera inequivocabile dentro e attorno alla Contrada di San Martin.

Una di esse dalla metà del Cinquecento starà stabilmente dentro la "fabrica delle schole", al Bo, diventata sede unica degli studi universitari patavini per volontà (e cospicui investimenti) della Repubblica di Venezia. Da quel momento quella Farmacia è nota come la Farmacia al Bo, embrione della futura farmacia Pianeri e Mauro Padova.

La foto a sinistra
La foto rappresenta una ricostruzione dell'area occupata da antiche proprietà Papafava, arch. Papafava, redatta attorno al 1650, Padova, cod. 20, Archivio Storico Papafava dei Carraresi, di proprietà della Regione del Veneto, ceduto in comodato al Comune di Padova e da questo depositato presso l’Accademia Galileiana in Padova.

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